In occasione del centenario dell'omicidio del reduce e mutilato di guerra Angelo Lego, avvenuto il 21 dicembre 1924, nel tardo pomeriggio di ieri (21 dicembre 2024, ndr) lo storico Vincenzo Malvestiti ed il presidente dell'A.N.C.R. Madone Andrea Locatelli, insieme ad un gruppo di persone, hanno voluto ricordare questa vittima innocente della violenza, con una camminata che si è conclusa con un momento di raccoglimento presso il luogo dell’omicidio. Pubblichiamo, nelle righe che seguono, un articolo che narra questa drammatica vicenda, a ricordo di un passato che non va mai dimenticato e come monito per il preoccupante periodo storico che stiamo vivendo. Esprimiamo un sentito ringraziamento a tutti coloro che hanno preso parte alla commemorazione (guarda le FOTOGRAFIE).
"Era la sera del 21 dicembre verso le ore 7 pomeridiame una ripetuta scampanellata alla casa parrocchiale faceva sussultare il Parroco. Avvicinatosi alla porta vide un parrocchiano tutto stravolto che gli disse: corra subito al Circolo Vinicolo! Sette fascisti forestieri con una rivoltella hanno ucciso Lego Angelo. Precipitatosi in luogo coll’Olio Santo lo trovò già steso su un tavolo, tutto insanguinato e già morto. Il Parroco non poté far altro che somministrargli l’Estrema Unzione sub conditione mortis. Una pallottola gli aveva trapassato il cervello".
Questa, in stretta sintesi, la cronaca desunta dai resoconti del Cronicon Parrocchiale e dei giornali dell’epoca, su questo delitto politico. Risultarono componenti della banda delittuosa 5 fascisti di San Gervasio d’Adda e due di Bottanuco. Vennero subito individuati ed assicurati alla giustizia; uno dei quali, certo Lecchi di San Gervasio si confessò autore del colpo omicida. Non s’è potuto ancora appurare se agirono di loro iniziativa o dietro mandato superiore. Dopo 48 ore, la vittima rimpianta e visitata da ininterrotto pellegrinaggio venne sottoposta all’autopsia nella cella mortuaria locale e il 24 dicembre inumata con solennissimi funerali. Vi partecipò in massa la popolazione in atteggiamento di profondo ma composto dolore. I dolenti però, interpreti del desiderio della comunità, vollero esclusi i gagliardetti e le e le camicie nere che tentarono di intrupparsi nel corteo; fu ammessa invece di buon grado la rappresentanza con bandiere della sezione mutilati di guerra di Bergamo. Al Cimitero, commosso e commovendo, recò il saluto alla salma il giovane madonese Pierini Ruggeri, studente universitario e Direttore della Filodrammatica locale. La vedova, certa Messi Agnese, ai maggiorenti fascisti di Bergamo, che venuti di presenza il giorno dei funerali senza potervi partecipare per divieto espresso dalla famiglia, tentarono sollecitare una dichiarazione di perdono, rispose di perdonare bensì cristianamente il delitto, ma non di condonarne i danni materiali; e così col patrocinio dell’Avv. Panseri di Bergamo si è costituita parte civile nel futuro processo. Tale la nuda cronaca del tragico avvenimento che venne sfruttato, specialmente dalla stampa di opposizione al Fascismo, con il timore che si sarebbe tentato il salvataggio dell’assassino nelle aule giudiziarie, come purtroppo si deplorò in altri simili casi. Infatti poco meno di un anno dopo, nel novembre del 1925, venne celebrato il processo contro Lecchi Pietro, detenuto dal 21 dicembre 1924, imputato di omicidio, per avere nello stesso giorno ucciso Lego Angelo con un colpo di rivoltella; Pirola Carlo e Villa Carlo latitanti, imputati di concorso nel delitto di omicidio di cui sopra. Inoltre tutti i soggetti alla contravvenzione per essersi accertato che in occasione dell’omicidio di Lego Angelo detenevano rivoltelle e pugnali senza la prescritta licenza; Lecchi Adolfo, libero, per contravvenzione per abusivo porto d’armi. Dopo varie udienze nelle quali venne ricostruito il tragico fatto, l’interrogatorio degli imputati, sentiti i testimoni d’accusa e l’arringa dell’avvocato difensore dell’imputato, venne comunicata la sentenza di completa assoluzione per il Lecchi Pietro, avendo egli sparato per legittima difesa e per gli altri per non esserci stato luogo a procedere nei loro confronti. Il Lecchi fu condannato solo a 360 lire di multa per abusivo porto d’armi. La sentenza venne accolta con giubilo fragoroso dai numerosi fascisti presenti.
Autore: Vincenzo Malvestiti
Data di Pubblicazione: 22 dicembre 2024
